Emilia Romagna: le radici del boom

Iniziamo dall’Emilia Romagna il nostro viaggio attraverso la penisola per mappare le società sportive che fanno pallamano. Perché l’Emilia Romagna? Principalmente per due motivi: HandballTime ha appena aperto la sua redazione in questa regione e poi perché l’Emilia Romagna in questo momento sembra essere la zona più ricca di fermento, una regione in movimento.

Dai dati in nostro possesso, ufficiosi, ancorché desumibili in parte dai primi comunicati ufficiali federali, sono 25 le società che hanno perfezionato l’iscrizione ad uno o più campionati federali dalle massime categorie nazionali all’Under 14 maschile e femminile. Già questo è un dato importante che dimostra come la regione sia autosufficiente nella gestione dei campionati medesimi. Un girone di serie BM a 11 squadre integrate da 2 squadre U20, un campionato U18 maschile ad 11 squadre e uno U16 a 13 squadre, infine un campionato U14 maschile addirittura a 16, la dicono lunga sulla vivacità e sull’ampiezza del movimento. Se poi consideriamo che le società hanno scelto, magari dopo discussioni anche vivaci, di propendere in tutti i casi per il girone unico, comprendiamo come in questo momento storico così difficile per la pallamano italiana, in Emilia Romagna si abbia una gran voglia di giocare.

Importante è anche l’anzianità delle società desumibile dai codici federali, dimostrazione di un movimento consolidato che di anno in anno rinnova ed ultimamente completa e migliora la propria offerta sportiva. Un movimento vivo ma dalle caratteristiche tradizionali, fatto prevalentemente da tecnici che hanno nel tempo fondato e gestito le proprie società (Tassinari, Tedesco, Fabbri, Jelich, tanto per ricordarne alcuni, i più noti), quindi un movimento di base che chiaramente ha un punto debole nello sviluppo manageriale di vertice, solo il Carpi al momento sembra aver intrapreso la strada della crescita imprenditoriale.

Un movimento prevalentemente maschile, pochissime le realtà miste, Casalgrande in primo luogo, poi Marconi Jumpers e Bazzano, ma è poco, alle quali va aggiunta la piazza di Ferrara dove le strade gestionali di Estense (maschile) ed Ariosto (femminile) si sono divise. Sul settore femminile, ed in particolare sulla integrazione dell’attività maschile con quella femminile, si dovrà lavorare, le potenzialità ci sono tutte, perché non provare?

Un movimento giovane dove le vecchie glorie si prodigano nella fondamentale opera di traghettamento dei ragazzi quando per questi ultimi giunge il momento di passare alle categorie superiori, la presenza di una serie B numerosa e competitiva lo attesta in maniera chiara ed incontrovertibile.

Un movimento fortemente identitario al cui interno è possibile identificare alcuni poli attrattori: Bologna con 9 società e Modena/Carpi-Reggio Emilia con altrettante realtà, poi Imola/Mordano-Faenza, Ferrara e Parma. Vero esempio di sviluppo distrettuale, quello di cui avrebbe bisogno il nostro sport in tutto il territorio nazionale.

Infine i risultati sportivi, molto buoni, anche se forse è mancato l’acuto a livello assoluto mentre nelle categorie giovanili, in occasione delle finali nazionali, le squadre emiliano-romagnole negli ultimi anni, dopo il periodo d’oro del Romagna, hanno conseguito successi importanti con Bologna che ha vinto il titolo U14 nella stagione 2011/12, e con Secchia che ha bissato lo scudetto U16 e U18 rispettivamente nel 2012 e 2013, mentre nella scorsa stagione ha dovuto abdicare in favore del Brixen solo ai supplementari.

Sei squadre in serie AM, 4 in A2 e 2 in AF, nessuna regione può vantare da sola tali numeri.

Scheda EMR