Come lei stessa aveva ampiamente annunciato nei mesi scorsi, Nadia Ayelen Bordon ha deciso di scrivere la parola “fine” su una carriera agonistica a dir poco straordinaria. La conclusione del suo lungo percorso sul 40×20 è stata festeggiata sabato scorso 4 maggio, in occasione dell’ultima partita stagionale disputata dalla Casalgrande Padana. Nella circostanza, le biancorosse allenate da Marco Agazzani hanno terminato l’annata cogliendo un successo interno contro la Venplast Dossobuono: 25-24 il risultato, un’affermazione propiziata anche dagli interventi che il portiere italo-argentino ha saputo compiere ancora una volta.
Stiamo parlando di un’atleta che ha letteralmente girato il mondo: per rendersene conto, basta dare un’occhiata al suo ricchissimo curriculum. Nata l’11 agosto 1988 ad Avellaneda, nelle vicinanze di Buenos Aires, tra il 2006 e il 2008 lei ha disputato il massimo campionato argentino Liga de Honor: un biennio durante il quale si è distinta con la maglia del Quilmes. Il primo approdo in Italia risale quindi al 2008: prima a Bressanone per un’annata, poi nei ranghi di Salerno conquistando ben 2 scudetti con la casacca campana. Il breve ritorno nella natìa Argentina porta quindi la data del 2013, sempre al Quilmes in Liga de Honor: a seguire la sua traiettoria è arrivata persino a toccare la massima serie islandese, nelle file di Fram (2014/15) e Ka/por. Nel 2017 una nuova esperienza in Argentina, per tre anni con la compagine del Lanùs: a gennaio 2020 il nuovo trasferimento a Salerno, giusto in tempo per vincere pure la Coppa Italia. Da allora in avanti, il suo percorso si è svolto stabilmente nel panorama della serie A1 italiana: nel 2020/21 con la Cassa Rurale Pontinia, poi dall’estate 2021 a Casalgrande. Durante la sua esperienza alla Padana, Nadia ha contribuito a centrare la salvezza diretta per ben tre volte di seguito: nel 2022 e nel 2023 all’ultima giornata, e quest’anno con ampio anticipo sulla conclusione della stagione regolare.
Il quadro si completa quindi con i numerosi e significativi gettoni accumulati nell’ambito delle Nazionali argentine. A livello Seniores lei ha disputato ben tre mondiali (Cina 2009, Serbia 2013 e Germania 2017) e quattro edizioni dei Giochi panamericani (Cile 2009, Repubblica Dominicana 2013, Buenos Aires 2017, Lima 2019). Allo stesso modo vanno registrare svariate partecipazioni a Mondiali e Panamericani pure in ambito giovanile: dalla Under 16 fino alla categoria U20, sempre con la casacca della selezione albiceleste.
“A dire il vero, ho iniziato a giocare già quando avevo 8 anni – spiega proprio Nadia Ayelen Bordon – In quel periodo io frequentavo una scuola privata, gestita dalle suore: negli spazi dedicati alle attività sportive e ricreative, io giocavo sempre a calcio insieme ai bambini. Un giorno mio padre mi portò al Club Barcelo di Lanùs, di fatto sotto casa mia: manco a dirlo, è la società in cui tutta la mia famiglia giocava a calcio. Trattandosi di una polisportiva, proprio lì ho preso contatto con l’universo della pallamano: all’epoca era una dimensione del tutto nuova per me. Non sapevo nemmeno che in Argentina ci fossero così tante squadre, nè tantomeno che ci fosse una rappresentativa nazionale: eppure la classica “scintilla” tra me e la pallamano è scoccata in brevissimo tempo, e così non mi sono più fermata… fino a pochi giorni fa!”
Inevitabile chiederti quali siano stati i momenti più belli, più intensi di questo tuo lungo percorso. C’è qualche vittoria o qualche partita a cui sei particolarmente legata?
“L’elenco sarebbe davvero lunghissimo. Sono davvero contenta per il fatto di avere ottenuto tanti ma tanti successi, sia a livello di club sia per quanto riguarda l’attività nell’ambito della Nazionale argentina. Di conseguenza, faccio fatica a individuare pochi episodi in particolare: d’altronde, a essere sincera, la prima gratificazione che mi viene in mente è senza dubbio il trionfo ai Panamericani Under 20. Era il 2008, e noi ci siamo imposte nella finalissima casalinga contro il Brasile. Il palasport era pieno zeppo, e tra il pubblico erano in tantissimi a sostenermi: amici, amiche, e tutta la mia famiglia. Questo insieme di fattori ha dato luogo a un’emozione veramente unica, aiutandomi parecchio nel fornire una prova davvero da incorniciare. Eloquenti le parole del mio preparatore di allora: “Nadia, in questa finale tu hai effettuato interventi da manuale della pallamano”.
Quando si gioca per così tanto tempo, spesso arriva pure qualche delusione: anche tu ne hai avute, e se sì quali? E nel corso degli anni, c’è mai stato un momento in cui hai pensato di smettere con la pallamano giocata?
“In verità sì: ho pensato al ritiro in due momenti ben precisi. Il primo porta la data del 2007: avevo sostenuto un provino con la squadra danese dell’Aalborg e la società mi avrebbe ingaggiata volentieri, però non mi sentivo per niente pronta. Oltretutto, sempre in quell’anno ho ricevuto la prima convocazione nella Nazionale argentina Seniores: all’orizzonte c’era la prospettiva di partecipare ai Mondiali in Francia, ma io non ne avevo alcuna voglia. Di certo si trattava di un’occasione formidabile, tuttavia io non ne ero affatto consapevole: all’epoca, pensavo soltanto a uscire e a divertirmi. A quel punto, il mio allenatore di allora mi ha mandata da uno psicologo dello sport… Un tentativo quanto mai indovinato: infatti sono riuscita a cambiare atteggiamento, ritrovando le giuste spinte motivazionali per tornare alla ribalta. Un altro momento parecchio complesso risale invece al 2017, dopo i Mondiali in Germania: avevo perso la fiducia in me, e iniziavo a non vedere più la dimensione di divertimento che circonda lo sport. Nel pre-gara cominciavo ad accusare attacchi di panico, e ciò la dice parecchio lunga su come mi sentissi. Per fortuna, il mio migliore amico Giovanni Deodato è arrivato in soccorso: lui mi ha fatto conoscere il mental coach Federico Caliri, figura basilare nel restituirmi la necessaria dose di serenità e autostima. Grazie a Federico ho ripreso a lavorare come si deve, mettendoci testa e cuore: da lì in avanti, tutto il resto è venuto da sè. Se invece parliamo di delusioni, nel 2016 avrei voluto disputare le Olimpiadi: tuttavia le condizioni fisiche non me lo hanno consentito, a causa di un pesante infortunio che ha interessato crociato e caviglia”.
Parlando più nel dettaglio della tua permanenza triennale in biancorosso, come ti sei trovata nei ranghi della Casalgrande Padana? Quali sono i ricordi più belli che porterai con te?
“A Casalgrande sono rimasta per più di due anni consecutivi, cosa piuttosto inconsueta per me: in precedenza era accaduto soltanto a Lanùs, che è la mia città pur essendo nata nella vicina Avellaneda. Di conseguenza il cammino biancorosso ha avuto una durata maggiore rispetto alle mie consuetudini… Qualcosa vorrà pur dire, no? Mi sono trovata benissimo, e non è affatto una semplice frase di circostanza: la Padana ha saputo darmi la tranquillità che ho sempre cercato, in tanti anni di pallamano. Ho salutato Pontinia nell’estate 2021, e all’epoca non avevo ancora la cittadinanza italiana. Nell’individuare una giocatrice straniera da inserire nel proprio organico, spesso gli allenatori preferiscono orientarsi su un terzino con molti gol nelle mani piuttosto che su un portiere: di conseguenza, ho rischiato di non avere più spazio nel panorama dell’A1. D’altro canto la Casalgrande Padana poteva contare già allora su un’eccellente batteria di terzini, a cominciare dall’eccezionale Ilenia Furlanetto: l’unica casella da riempire era quella nel reparto portieri, così io e il club biancorosso ci siamo trovati a vicenda. Durante questo triennio, spero proprio di essere stata da esempio soprattutto per le ragazze più giovani. Oltretutto ho vissuto quest’ultima stagione con un’ intensità ancora maggiore, grazie all’impegno come allenatrice di Under 9 e Under 11: un’emozione fortissima, perchè il settore giovanile di Casalgrande è unico e di sicuro mi mancherà!”
Uno sguardo più in generale sul campionato di A1: secondo te, quali sono i tre migliori portieri italiani della massima serie femminile 2023/24? A parte le nostre Elisa Ferrari e Valentina Bonacini, ovviamente…
“Le mie compagne di squadra sono super! Per quanto concerne invece le guardiane che giocano altrove, io personalmente ritengo che le migliori siano Monika Prünster del Bressanone Südtirol e Nila Bertolino dell’Aviometal Cassano Magnago. Spero comunque che presto ne emergano altre: magari ispirandosi al poker che ho indicato, oppure alla brasiliana Chana Masson della Ac Life Style Erice e alla portoghese Daniela Pinto Pereira della Jomi Salerno. Un motivo di ottimismo in tal senso ce l’ha pure la Casalgrande Padana: Viola Giubbini è infatti un prospetto di notevolissimo interesse. Continuando con l’impegno e la dedizione che la caratterizzano, sono certa che lei potrà raggiungere risultati di spessore molto significativo”.
Continuerai a occuparti di pallamano? Se sì, in quale veste?
“Intanto mi prendo una piccola pausa, lavorando al lido dei miei amici in quel di Erice… Poi rifarò il corso da allenatrice, e più avanti si vedrà. Ora come ora, non posso dire niente di ufficiale su quella che sarà la mia futura collocazione sportiva: ad ogni modo, di sicuro mi troverò a guidare ancora organici di bambine e bambini”.
E’ il momento degli immancabili ringraziamenti…
“Ah! Ci vorrebbe un libro…! In primis sono grata alla mia famiglia, che rappresenta una straordinaria fonte da cui attingere forza e determinazione. Una famiglia che mi ha sempre spinta a lottare il più possibile, perchè nessun obiettivo viene regalato: sia nello sport, sia in generale nei vari ambiti della vita. Poi, un grazie ad amiche e amici: amicizie vere che per me ci sono sempre state, tanto nei momenti di gioia quanto nei periodi meno brillanti. La loro presenza si è manifestata in modo costante con messaggi, telefonate, e pure con piccoli viaggi per seguirmi nelle varie partite. La mia gratitudine va inoltre alle ragazze che ho incontrato durante l’intera carriera, come compagne di squadra o avversarie: spero proprio di avere lasciato qualcosa in ciascuna di loro. Sono sempre stata rispettosa nei confronti di tutte: se però qualcuna avesse un’altra opinione in merito… chiedo scusa, perchè domandare scusa non fa mai male! Ultimo ma non ultimo un grazie alle numerose società che hanno riposto fiducia in me, tra cui proprio la Pallamano Spallanzani Casalgrande: sono sinceramente felice di avere indossato le tante maglie che hanno contraddistinto la mia carriera”.
Grazie a Te, Nadia!!!
Nella foto in alto, Nadia Ayelen Bordon mentre festeggia con il settore giovanile biancorosso.
FONTE FOTO: Monica Mandrioli.