Ad Andria l’Italia cede 19 a 32

Italia-Serbia 19-32 finale, dopo il 10-15 della prima frazione. Partita senza sussulti in un palasport di Andria semivuoto. L’Italia parte con il format Futura: Costa, Niederwiser, Fanton, Gheorghe, Cappellaro e Landri, quest’ultima rimpiazzata in attacco da Ravasz, tutte davanti al capitano Prunster. La Serbia risponde con la formazione tipo che ha avuto la meglio sull’Ucraina, che però non corrisponde al miglior Sette delle vice campionesse del Mondo. Mancano la tiratrice scelta Damnjanovic, il cervello Lekic, la roccia Cijivic e la Tomasevic tra i pali, praticamente una  squadra. C’è invece Liscevic che guida la manovra con intelligenza e senza mai eccedere, ritmi blandi, ma intensità costante che favorisce le sortite sulle ali di Krpez a destra e  Radosavljevic a sinistra, le bordate mancine di Zivkovic, le incursioni di Stoiljkovoc ben supportata dalla fisicità del pivot Rajovic, tutte attente anche in difesa guidate dal sicuro portiere Risovic. Punteggio in equilibrio nei primi minuti, Serbia costantemente avanti ed Italia che ricuce sul 6 a 6 e poi sul 9. Siamo intorno al ventesimo quando l’Italia inizia a cedere nonostante la Serbia non dia mai l’impressione di accelerare. Si va al riposo sul 10 a 15 con il rimpianto di qualche palla persa in modo banale e due rigori falliti, ma il risultato rispecchia la differenza dei valori in campo. Il secondo tempo inizia con la Serbia che si stacca per inerzia e l’Italia che non dà mai l’impressione di poter ritornare minimamente in partita, il vantaggio si assesta tra le 7 e le 8 reti, tocca quota 10 al 22′ e diventa più consistente alla fine: 19-32. La Serbia, come detto, non ha mai accelerato, soprattutto nella ripresa ha proceduto in controllo con Liscevic bravissima a portare il pallone a spasso per il campo e ad innescare di volta in volta le sue tiratrici, tra cui si sono distinte particolarmente le due ali e la Zivkovic. Sul fronte azzurro poco da rilevare, se non la buona prova in fase realizzativa di Niederwiser (8 reti), la precisione dai sette metri di Rotondo (3), però praticamente mai utilizzata in gioco (?), la giornata di scarsa vena del portierone Prunster, sostituita nell’ultimo quarto da una reattiva Luchin e la prova assutamente insufficiente di tutto il lato destro, dove Gheorghe, ma soprattutto Ravasz, hanno avuto percentuali irrisorie. Nel secondo tempo, infine, va notata la girandola dei centrali, dopo Fanton, è toccato a Zuin, poi per qualche minuto a Ganga ed infine qualche azione anche per Landri e Rotondo, segnale che Radoi sta ancora cercando un assetto.