Campionati, numeri da brividi

Dopo il varo dei calendari della Serie A2, sono 63 le squadre iscritte (61 le società, dato che Cassano Magnago e Bologna presentano due formazioni, una in prima e l’altra in seconda divisione). Altre 60/70 si aggiungeranno distribuite nei gironi di Serie B che verranno ufficializzati nella seconda metà di settembre. Un movimento di 120/130 società discretamente rappresentativo di quasi tutte le regioni italiane (16) con una presenza predominante delle regioni del Nord/Nord-Est che con 37 squadre su 63 rappresentano circa il 60% del movimento maschile, dato che scende al 50% circa se consideriamo la proiezione sulla serie B.

Niente a che vedere, naturalmente, con i numeri di dieci anni fa, stagione 2005/06, quando la serie A era divisa in Elite (8 squadre) e Serie A1 a girone unico nazionale (12 squadre), la A2, articolate in tre gironi, contava 36 squadre e altre 150 formazioni partecipavano ai campionati regionali di serie B e C. Oltre 200 squadre, 70/80 in meno rispetto ad oggi!

Con questi numeri, pur evidenziando le difficoltà di tenuta del movimento in generale, ma soprattutto nel Sud e nelle Isole (i gironi di competenza della serie A2 presentano ai nastri di partenza 5 squadre nel raggruppamento meridionale ed altrettante nel girone siciliano), sarebbe comunque ancora possibile ipotizzare una struttura dei campionati più adatta alle esigenze di crescita tecnica e diffusione del movimento.

Si potrebbe ripartire da una serie A formata da 5 gironi, di cui uno di Elite – o se questa parola non piace, chiamiamolo Gold o prima divisione o più semplicemente A1 – formato da 12/14 squadre su base nazionale (girone unico nazionale) e 4 di secondo livello da 12 squadre, per un totale di 62/64 squadre facilmente raggiungibile al termine della stagione che va ad iniziare rispettando il limite già definito di 5 retrocessioni in serie B e prevedendo un numero di promozioni più o meno uguale.

A questo punto si porrebbe il problema di come scegliere le 12/14 squadre per il girone unico. Un sistema potrebbe essere il seguente: vanno di diritto le prime tre degli attuali gironi di prima divisione, praticamente quelle che si giocheranno, al termine della seconda fase, il titolo di Campione d’Italia. Le altre 5 (supponendo un girone unico a 14 squadre) potrebbero venir fuori in questo modo: 3 da spareggi tra le quarte e le quinte degli attuali gironi di prima divisione al termine della seconda fase (per ogni girone lo spareggio tra la quarta della Poule play-off e la prima della Poule play-out) e 2 dalla serie A2 attraverso uno spareggio tra le 5 vincenti dei gironi. Tutte le altre: 15 dell’attuale prima divisione e 29 di A2 (al netto delle due promozioni e delle 5 retrocessioni) formeranno, integrate da 4 promosse dalla serie B, la nuova serie A2 divisa in 4 giorni da 12 squadre. La gestione futura della formula potrebbe prevedere quattro retrocessioni al termine della fase regolare (quindi dopo 26 partite) ed altrettante promozioni, una per girone. Il tutto al fine di garantire una adeguata accessibilità ed una equilibrata rappresentanza territoriale con almeno 8/10 regioni nel campionato a girone unico: Trentino/Alto Adige, Veneto/FVG, Lombardia, Emilia Romagna e Puglia (sicuramente) e Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania e Sicilia a rotazione, nell’attesa che il movimento cresca in regioni importanti come Liguria e Piemonte, si riprenda in Sardegna e dia qualche segnale di vita in Umbria, piuttosto che in Calabria, dove attualmente è purtroppo ridotto ai minimi termini. Una buona serie B articolata su 6/8 gironi e una Junior League (Under 19/20) di nuova istituzione, potrebbero contribuire alla crescita dal basso ed al rafforzamento del movimento nazionale con una proiezione di circa 150 società attive in 18 regioni. Ancora peggiore la situazione nel settore femminile ma di questo ce ne occuperemo domani…