Dopo aver attentamente esaminato la situazione nel campionati di A2/Seconda Divisione, è tempo di tirare le somme e fotografare con esattezza la situazione del movimento italiano. Non è necessario commentare, è sufficiente elencare i numeri per stilare un giudizio. Se prendiamo ad esempio, come si è soliti fare in qualsiasi attività, gli ultimi dieci anni di attività, balza agli occhi l’incredibile emorragia di squadre. In dieci anni la Pallamano Italiana ha perso oltre 100 società, circa un terzo del movimento è andato via.
Partendo dal settore maschile, nella stagione 2005/06, partecipavano ai campionati oltre 200 squadre distribuite in A Elite (8 squadre), A1 (12 squadre a girone unico nazionale), A2 divisa in tre gironi da 12 squadre ciascuno, oltre a 71 squadre in serie B e ben 79 in serie C. Cosa è rimasto oggi di quel movimento? La serie C non esiste più, la serie B mantiene più o meno i numeri di allora, mentre la serie A è organizzata con una formula a 8 gironi, 3 di Prima e 5 di Seconda Divisione (due gironi da 5 squadre).
Meglio la femminile dove si è pensato, attraverso il Progetto Olimpico Futura, di arricchire quantomeno la qualità della Nazionale? Neanche per sogno, a conti fatti il Progetto ha impoverito sia il movimento in termini di squadre che il livello tecnico delle superstiti senza che la Nazionale ne traesse giovamento alcuno ad eccezione di qualche brillante affermazione nel Beach…. Qui, a dispetto di una serie A tornata a 10 squadre dopo tanti anni, la Seconda Divisione, nata dalla fusione “al ribasso” tra serie A2 e B, conta quaranta squadre iscritte, a fronte di un movimento che, sempre nel 2005/06, contava 85 squadre tra A1, A2 e serie B, esattamente il doppio! Se a questo aggiungiamo la caduta vertiginosa in tutti i Ranking, sia quelli relativi all’attività delle Nazionali, sia quelli per Club, la partecipazione intermittente e non competitiva dei nostri Club alle competizioni europee e la incapacità di tutte le Nazionali a superare anche un solo turno di qualificazione nelle competizioni ufficiali, cosa dobbiamo ancora aspettare per pronunciare la parola fallimento? Se un terzo del movimento nazionale è andato in fumo in dieci anni senza che nessuno muovesse un dito e, peggio ancora, nell’indifferenza generale, di chi è la colpa? Preso atto di questa situazione, ci chiediamo e chiediamo, quale è il programma di interventi per invertire il trend, per rilanciare il movimento e quale iniziativa innovativa e potenzialmente credibile si intende mettere in pratica? Per il momento registriamo il nulla, solo i soliti discorsi sulla “crisi” che ha messo in difficoltà le società, fattore che chiaramente non dipendente da nessuno proprio come la pioggia, la grandine, la neve….
