Va in archivio la stagione invernale che tradizionalmente si chiude con le prime fasi dei campionati e le due edizioni della Coppa Italia. In mezzo alla neve tardiva di Lavis, vince il Fasano, che porta in Puglia la seconda Coppa di stagione dopo il successo teramano del Conversano quindici giorni prima. Polemiche e soprattutto fischi durante la premiazione (come a Teramo) macchiano una edizione organizzata con professionalità dalla locale società del Pressano, mortificano il merito e la qualità di atleti e tecnici fasanesi e quindi devono far riflettere sul sentiment del Movimento. Nei tempi antichi si diceva: “ahi quando i figli muoiono prima dei padri”, significa che la guerra sovverte il ciclo naturale degli eventi. Noi possiamo parafrasare dicendo: “ahi quando ai vincitori vengono riservati i fischi ed a i perdenti gli applausi”, significa, per analogia, che il corso naturale degli eventi è invertito, che il Movimento vive un gran disagio, che il sospetto prevale sull’analisi tecnica, che il valore ed i sacrifici di atleti, allenatori, dirigenti e la passione degli sportivi sono mortificati in nome di un “non si sa cosa”. Tornando alla manifestazione, possiamo dire che la cornice era quella giusta, il Palavis non gremitissimo ma sempre abbastanza affollato, non solo quando la scena era riservata alla squadra di casa, l’organizzazione puntuale e meticolosa come da queste parti sanno sempre fare, le squadre concentrate e corrette. Dal punto di vista tecnico qualche conferma (scontata) sul livello complessivo non elevato, ma anche molti giovani in campo, che fanno ben sperare per il futuro della nostra scalcagnata pallamano. Troppi infortuni, uno apparentemente grave (per Riccobelli, giustamente MVP, Olimpiadi a rischio), così come a Teramo, questo forse vuol dire che la formula, teoricamente corretta, non è alla portata dei nostri Club, tre gare in tre gironi, alta intensità e partite da dentro-fuori, sono probabilmente ancora troppo per i roster stretti delle nostre squadre.
