Due buone notizie per lo sport di base e dilettantistico arrivano dai Palazzi romani. Viene da dire, qualcosa si muove. Come riportato da HandballTime, sempre attenta alle dinamiche di politica sportiva, è in scadenza il bando CONI per l’individuazione del cosiddetto “tutor sportivo” nell’ambito del protocollo sottoscritto d’intesa tra il CONI, il MIUR e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il programma, denominato “Sport di classe”, e’ finalizzato ad introdurre, con la collaborazione e la partecipazione attiva delle associazioni sportive, la pratica motoria nelle scuole primarie a partire dalle classi terze elementari.
Per la verità questa cosa già si faceva, ma in maniera sporadica e assolutamente non strutturata, il tutto era lasciato all’attivismo di alcune associazioni, poche, anzi pochissime nelle pallamano, solo se, e quando incontrava la sensibilità di qualche dirigente scolastico. A ben vedere si tratta di una vera e propria rivoluzione formativa che le nostre associazioni non possono e non devono farsi sfuggire.
Si entra nella scuola primaria, anticipando di molto il periodo della prima impostazione motoria, elemento di grande rilievo che potrebbe permettere di avere a 11/12 anni bambine e bambini coordinati e già correttamente impostati, probabilmente una percentuale di obesità infantile inferiore e, ci auguriamo, anche un tasso più elevato di alfabetizzazione sportiva, che significa soprattutto conoscere prima – ed in modo corretto – le regole fondamentali dello stare insieme e divertirsi facendo sport.
La collaborazione tra istituzioni scolastiche ed associazionismo sportivo porterà sicuramente anche ad un miglioramento di entrambi i soggetti, la Scuola comincerà a comprendere l’importanza dello sport, mentre gli operatori delle associazioni avranno la possibilità di proiettarsi in una dimensione, permetteteci di dirlo, meno business oriented e più di servizio sociale.
Lo sport cosiddetto minore, noi preferiamo olimpico, ne potrà trarre immensi benefici. A questo passo, fondamentale, auspichiamo che possano seguire investimenti programmati e continui per il miglioramento delle strutture e per la creazione di nuovi spazi dove praticare sport. Anche questa è Buona Scuola.
La seconda notizia è di carattere fiscale e finanziario, viene uniformato e semplificato il regime di tassazione Iva per le associazioni sportive dilettantistiche, come è chiaramente e con dovizia di particolari spiegato nell’articolo pubblicato ieri da HandballTime. Non si tratta di una svolta epocale, ma sicuramente è un segnale molto positivo.
Il Governo ha recepito, nella delega fiscale, una istanza presentata dalla Lega Nazionale Dilettanti (calcio). Le associazioni potranno beneficiarne sia in termini di trasparenza delle transazioni commerciali, sia sotto l’aspetto finanziario, in quanto il forfait unificato al 50% consentirà una maggiore disponibilità finanziaria per le associazioni a parità di valore dei contratti di sponsorizzazione e di cessione o concessione dei diritti di ripresa televisiva o radiofonica.
Abbiamo già detto che anche in questo caso trattasi di un primo passo, significativo ma migliorabile. Per questo motivo, proviamo a lanciare qualche altro punto di grande interesse sul quale intervenire nel prossimo, si spera breve, futuro.
Stiamo parlando in sintesi della revisione dei tetti massimi di fatturazione e dei limiti di esenzione fiscale e contributiva per i rimborsi forfettari percepiti dagli atleti, tecnici e collaboratori delle associazioni. Sul punto auspichiamo che il CONI, attraverso l’upgrading del sistema di Registro delle associazioni, differenzi le associazioni medesime in base al rango di attività, nazionale/internazionale e locale/promozionale, proponendo al Legislatore di differenziare, a sua volta, la normativa per questi due diversi gruppi di soggetti.
La situazione attuale, infatti, provoca delle asimmetrie che spesso, soprattutto in passato, sono state la fonte di una non corretta concorrenza nell’attività di found raising delle associazioni ed anche di un utilizzo poco trasparente delle opportunità normative.
È di immediata comprensione che le necessità di raccolta finanziaria delle associazioni che svolgono la propria attività su un livello agonistico ed in un contesto nazionale, se non a volte anche internazionale, sono differenti e maggiormente complesse di quelle delle associazioni che gestiscono un centro sportivo di base, che il più delle volte prevede anche un autofinanziamento diretto costituito dalle rette delle famiglie e non comporta oneri particolarmente elevati di partecipazione a tornei, campionati e manifestazioni agonistiche in generale.
Correggere la norma su questo punto contribuirebbe, a nostro avviso, a centrare due obiettivi contemporaneamente: facilitare il finanziamento dello sport olimpico a livello agonistico e rendere molto più trasparenti le condotte delle associazioni.