HandballTime ha presentato nei giorni scorsi lo start up del progetto Academy Sud Tirol-Alto Adige ponendo l’accento sul carattere di novità per la Pallamano Italiana di un’iniziativa che, se attuata secondo le intenzioni dei promotori, potrebbe rappresentare un vero punto di svolta in quella che rimane l’attività fondamentale di un movimento sportivo: la ricerca, selezione e sviluppo del talento. Nessuna sorpresa o “indignazione” per la natura privata dell’iniziativa, perché sebbene l’attività di cui sopra rappresenti il core business di una Federazione, sta nell’attualità che l’iniziativa “privata” si sviluppi parallelamente ed, auspicabilmente, in sinergia con l’intervento “pubblico”. La riflessione è piuttosto sul perché progetti di questo tipo vengano presentati e prendano il via nell’indifferenza di chi sarebbe istituzionalmente deputato a promuoverli e magari attuarli in collaborazione con i Club.
Tale riflessione apre le porte a una serie di considerazioni, tutte contenute nel programma elettorale che sto presentando e diffondendo da qualche mese. Prima di tutto la necessità di leggere la situazione italiana in funzione delle differenze (consistenti) tra le diverse aree territoriali, nella consapevolezza che il Movimento ha (purtroppo) caratteristiche dissimili al Nord rispetto al Sud e che non appare possibile insistere nel proporre soluzioni uguali per risolvere problemi diversi, con la conseguenza di “negare” opportunità laddove queste esistono e, contemporaneamente, di moltiplicare le difficoltà in quei contesti in cui sarebbe più opportuno studiare ed implementare soluzioni adatte a consentire effettivamente la crescista, in luogo di una pericolosa tendenza alla decrescita strutturale ed, in alcuni casi, alla desertificazione.
Ho detto Nord vs. Sud, ma non mi riferisco solo a questa classica dicotomia, che pure esiste, ma anche alle differenze che ci sono tra Nord e Nord e tra Sud e Sud, perché anche nella parte settentrionale del nostro territorio nazionale ci sono regioni in cui la Pallamano è da troppo tempo in sofferenza ed anche al Sud, per fortuna, ci sono delle realtà di eccellenza.
La risposta, a parere di chi scrive e di molti che hanno in questi mesi mostrato interesse per le soluzioni proposte, sta nella valorizzazione delle caratteristiche locali, a partire dall’aspetto organizzativo, in altre parole la necessità di ridare autonomia di programmazione e gestione ai territori nell’ambito, chiaramente, di una strategia nazionale di sviluppo e con la predisposizione di sistemi di indirizzo e successivamente di controllo certi e trasparenti. Leggasi Comitati regionali in luogo di delegati nominati dall’alto.
Il secondo punto programmatico fondamentale è la valorizzazione del rapporto tra Federazione e Club da troppo tempo basato esclusivamente sul controllo in luogo della collaborazione e della compartecipazione. Lo strumento organizzativo dei Centri di eccellenza e dei Centri pilota diffuso nelle variegate realtà territoriali di cui si compone il Nostro Paese, rappresenta il campo naturale sul quale ricostruire questo rapporto e l’iniziativa Altoatesina potrebbe essere il ground zero dal quale partire e sul quale strutturare un progetto ampio e capace di coinvolgere nel tempo altre realtà territoriali e societarie di eccellenza.
Il terzo punto è l’affermazione del principio che qualsiasi ipotesi programmatica, se effettivamente orientata allo sviluppo del Nostro Spot, non può che essere fondata sul recupero della dimensione tecnico-sportiva, il famoso core business di cui si è detto in precedenza. Tutta l’attività federale, sia in sede centrale, sia nei territori “autonomi”, deve essere finalizzata ad aumentare la base di partecipazione, in parole povere, i numeri reali di praticanti e deve essere organizzata e realizzata in base a parametri di qualità tecnica in linea con quelli delle nazioni europee guida, favorendo lo scambio di esperienze ed investendo prioritariamente in formazione. La creazione di una Scuola Tecnica Nazionale in grado di formare nuovi tecnici moderni e di modernizzare, aggiornandolo con continuità, l’attuale patrimonio tecnico, rappresenta una priorità assoluta del nuovo corso federale che mi propongo di realizzare. Una Scuola moderna ed europea che prepari ad operare da subito sui campi e che non incorra negli errori che purtroppo sono comuni a molte discipline in Italia: l’approccio eccessivamente teorico, l’autoreferenzialità e la limitata, se non inesistente, apertura internazionale.