Perde l’Italia e si allontanano i sogni di qualificazione. Dopo il doppio exploit di ottobre contro la Macedonia, le Azzurre si sono presentate a questo secondo atto delle qualificazioni mondiali 2015 concentrate e desiderose di stupire, consapevoli della forza dell’Islanda, ma per una volta pienamente in gioco. Il Pala Santa Filomena è caloroso, discretamente pieno, non è il colpo d’occhio di Follonica, ma il pubblico si sente e comincia ad incitare le Azzurre fin dal riscaldamento.
Si parte con palla all’Italia che schiera Prunster tra i pali, Rotondo all’ala sinistra, Niederwieser, Fanton e Gheorghe esterni, Ettaqi all’ala destra e Cappellaro pivot. Islanda in difesa da destra a sinistra con Stefansdottir, Rut Jonsdottir, Palsdottir, Pekarskyte, Sunna Jonsdottir e Asta Birna Gunnarsdottir, tutte davanti al portiere Stanciu. In attacco un cambio programmato, la robusta Sunna Jonsdottir fa posto alla stellina Knutsdottir, che si rivelerà il vero motore e mattatore di questa Islanda veloce, pulita ed oltremodo efficace.
La partita. Equilibrio in partenza con Gheorghe che su rigore risponde alla Knutsdottir, poi Rotondo, adattata sull’esterno, porta in vantaggio le Azzurre al 7’00. Sarà questo l’unico vantaggio italiano della partita perchè le islandesi cominciano a macinare il loro gioco e ad imporre il ritmo. Difesa arcigna con Stanciu vero baluardo, attenta sui tiri da fuori e pronta ad innescare le veloci ripartenze degli esterni. Ma è Knutsdottir che da il primo strappo al punteggio con una tripletta che taglia le gambe tra il 7’00 e il 9’00 (2-4), risponde Niederwieser a 10’50 con un tiro preciso e potente sul filo del passivo, sarà il suo unico acuto di una partita stavolta anonima (3-4). Ma l’Islanda non è solo il suo centrale, la mancina Rut Jonsdottir penetra tra primo e secondo difensore, il pivot Palsdottir spacca la difesa italiana ed a 12’45 siamo sotto di tre reti (3-6). Time out Italia al 14’00 dopo una parata di Prunster su contropiede a colpo sicuro di Stefansdottir. Al rientro Cappellaro accorcia, ma è ancora Islanda con due preziosismi dell’ala sinistra (pallonetto) e della solita Knutsdottir (sottomano). I terzini italiani non pungono, il giro palla è anche ordinato ma lento, estremamente prevedibile, le cose sembrano andare meglio con Landri in centro, al 18’00 bella la penetrazione centrale con gol (5-9). A questo punto entrano in gioco le ali islandesi lanciate in contropiede primario dalla concentratissima Stanciu oppure servite da assist pregevoli della Knutsdottir. Uno sprazzo di Ettaqi, nel frattempo risalita in posizione di terzino e il solito rigore di Gheorghe fissano il risultato del primo tempo sull’8 a 13.
Secondo tempo. Palla all’Islanda che sembra decisa a chiudere il match piazzando un 2 a 0 perentorio, siamo al 35’00 (8-15). A questo punto orgoglio Italia, Gheorghe liberata sull’ala, Fanton, finalmente, con un missile da fuori ed ancora Gheorghe dai 7 metri procurato da Fanton, tengono a galla le Nostre, sorrette anche e soprattutto da tre paratone di Prunster (11-15 ad 8’20). Ci pensa la mancina Rut Jonsdottir ad interrompere il tentativo di rimonta. Fanton trova ancora per due volte la rete (13-17 a 10’25). Ma purtroppo qui finisce l’avventura, 4 a 0 per l’Islanda tra l’11’00 e il 17’00 ed il tabellone dice 13 a 21, otto gol, un’abisso incolmabile. Il resto del tempo non riserva molto altro se non qualche spunto individuale che fissa il punteggio finale.
Non ha giocato nemmeno male l’Italia, qualche errore di costruzione, ma neanche troppi, qualche palla persa, ma nella norma, il ritmo e l’intensità hanno fatto la differenza, l’Islanda ha incrementato con regolarità, senza strappi e l’Italia si è ritrovata sotto quasi senza accorgersene. Pulite in attacco, ma prevedibili e poco incisive, forse un po meglio quando Landri ha provato a suonare la carica, ma per il resto molti tiri murati (forse otto o nove) e parate agevoli per il portiere avversario. Poco, anzi nessun gioco sulle ali, pivot lasciati regolarmente soli a fare a sportellate con difese sì forti fisicamente ma soprattutto organizzate. Nessun contropiede e rare le ripartenze. In difesa le falle più visibili sulle combinazioni islandesi, scarsa la copertura sui pivot, affanno nel fermare le incursioni uno contro uno, tardivi i rientri. Prunster ha parato il possibile limitando il passivo, ma non basta.