
Alessandro Fusina, siracusano, 43 anni, a 15 già in prima squadra nell’Ortigia di Levstik, subito 2 scudetti (’87 e ’88), ai quali si aggiungono 3 titoli a Trieste dal 2001 al 2003 e tre a Conversano, oltre a 9 Coppe Italia, ma “conosco anche il sapore amaro delle sconfitte”, tiene a precisare riferendosi a 4 finali scudetto perse. Gioca dall’’87 al ’93 a fianco di Zovko, del quale dice sia stato il più grande giocatore venuto in Italia, un idolo, per lui, “uno modello sportivo ed umano”. Con la Nazionale vive a pieno l’era Cervar: medaglia d’argento ai Mediterranei di Bari nel ’97, Mondiali a Kumamoto nello stesso anno ed Europei a Bolzano l’anno successivo, alla fine conta 196 caps, lo dice con un po’ di rammarico: “se non ci fosse stato quel maledetto infortunio contro le Grecia e….qualche scelta tecnica….sarebbero state più di 200, forse 220”. Appende le scarpe al chiodo a quarant’anni suonati per rispondere alla chiamata di Bolzano e cominciare una nuova vita da allenatore, lui che in campo già lo era, un Roberto Mancini del nostro sport: “ho cominciato ad allenare i ragazzi di Conversano, con i quali ho vinto il titolo U21 nel 2005 e poi l’U18 l’anno dopo”. Il 2012 il suo anno d’oro: Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa e scudetto U18. Un curriculum da mostro, trent’anni da protagonista.
Fusina trent’anni tutti di un fiato e ne parli con l’entusiasmo di un ragazzino, non hai mai pensato per un giorno, basta, sono stufo della pallamano.
MAI. Tutte le scelte che ho fatto nella mia vita sono state sempre collegate alla pallamano, un amore morboso. Ricordo che dopo avermi battuto nella mia prima semifinale scudetto da allenatore (ero a Conversano), Beppe Tedesco mi consolò dicendomi che ero un predestinato, al momento ero arrabbiato, non capii, ma penso che già allora lui aveva visto in me delle qualità anche come allenatore. Fare questo mestiere ora mi riempie di soddisfazione, ho la pallamano nel sangue, è la mia vita.
Ora sei a Bolzano, il posto ideale per fare pallamano, sembra di non stare in Italia….
Bella battuta, sono d’accordo, qui in tutta la regione (Trentino-Sud Tirol) ci sono strutture adeguate e soprattutto gli imprenditori locali sono appassionati ed hanno la volontà e la capacità di investire nel nostro sport, ma mi rattrista la seconda parte della domanda, perché sono convinto che in Italia si possa fare pallamano e risalire ad un livello più alto sia che ci si trovi a Bolzano, sia in qualche altro posto.
Siete i favoriti per il titolo, ma la di là di questo aspetto, cosa manca ad un Club italiano per iniziare a competere in un contesto internazionale?
Siamo favoriti al pari di Fasano e Carpi, vincerà chi arriverà più preparato nelle settimane che assegneranno i titoli, Coppa Italia e Scudetto. Per quanto riguarda il livello internazionale, manca in Italia un campionato all’altezza, ma corro il rischio di essere ripetitivo, molti si sono espressi e io sono d’accordo con loro, mancano i giocatori allenati e preparati. Tanti anni fa, con Trieste, abbiamo vinto a Zagabria in Coppa dei campioni, in casa abbiamo superato il Gudme e pareggiato con il Kiel, oggi questi risultati sarebbero impensabili, ci allenavamo anche tre volte al giorno, ora non è così.
Cosa impedisce, secondo te, di preparare dei giocatori all’altezza?
Premesso che nessuno ha la bacchetta magica e può dire se si fa così arriveranno i risultati, non riesco a darmi pace delle grandi occasioni perdute e soprattutto né io né altri più esperti di me hanno mai avuto risposta ad una semplice domanda.
Quale?
Perché dopo l’Europeo del ’98, dopo un argento ai Mediterranei, un 11° posto ai Mondiali e soprattutto dopo 5 anni di lavoro e programmazione, si è deciso che quel lavoro che aveva dato una identità alla pallamano italiana, dovesse essere abbandonato, per non dire cestinato.
Sono passati 15 anni da allora, pensi che il danno sia irrimediabile oppure hai qualche idea per invertire il trend negativo?
Direi che ci siamo inabissati, ma purtroppo non sono io ad essere pessimista, sono i numeri che lo dicono. Per quanto mi riguarda cerco di prepararmi, di aggiornarmi, di studiare e di dedicare tutto me stesso al mio Club ed agli atleti che alleno. E’ come svuotarsi le tasche e mettere a disposizione quello che si ha. Per la senior penso che almeno si dovrebbe tornare al girone unico, al più presto, c’è troppa sproporzione tra le squadre nei gironi e tra un girone e l’altro, poi se vogliamo parlare di futuro dobbiamo pensare a costruire una Junior League capace di formare i giovani e di avviarli all’attività internazionale.
Capitolo Nazionale, cosa pensi dell’attuale programmazione sia per la senior che per quanto riguarda il progetto delle Aree?
Penso che giocare sia importante come si sta facendo, auspicherei meno amichevoli e più tornei con squadre di livello superiore, doppi e tripli incontri con squadre del nostro livello possono essere utili per formare il gruppo, ma poi perdono di valore se si vuole crescere. Ma se si intende davvero cambiare tutti devono fare la propria parte, anche le società, oggi non esiste in Italia un Club dove ci si può allenare 2 volte al giorno per tutta la settimana e ripeto un campionato competitivo dove mettere a frutto il lavoro settimanale. Poi ci vuole dialogo e confronto tra chi ha la responsabilità delle Nazionali ed i tecnici dei Club. Per quanto riguarda le Aree, io ero tecnico di area fino a due anni fa, ora l’attività si è incrementata, e questo è un bene, i giovani devono giocare di più, speriamo che questa nuova impostazione per i 2000/01 dia i suoi frutti. Conosco molto bene le generazioni precedenti, il materiale ci sarebbe in giro per l’Italia. Questa nuova generazione affidata a Ghedin non la conosco altrettanto bene, ci vuole un po’ di tempo, staremo a vedere.
Per concludere, vedi in giro un nuovo Fusina? O comunque giovani di prospettiva?
Lavorare con i giovani richiede pazienza, bisogna saperli aspettare e comunque dare loro le condizioni migliori per crescere. Un nuovo Fusina? Io alleno Radovcic, lui in questo momento è il miglior giocatore italiano, ma non è il nuovo Fusina, lui è Radovcic. Poi penso che Starcevic e Stabellini abbiano tutto per diventare degli ottimi giocatori, importanti per il futuro della pallamano italiana.
Grazie Fusina, una bella chiacchierata, in bocca al lupo e soprattutto buon 2015.
Tantissimi Auguri di Buone feste e in bocca al lupo per il vostro lavoro. Alessandro Fusina