Giustizia ad orologeria: Il caso Dovere

La FIGH non ha ancora comunicato data e sede dell’Assemblea che dovrà provvedere all’elezione del Presidente e del nuovo Consiglio Federale per il prossimo quadriennio. Un ritardo per molti versi ingiustificato e ingiustificabile; la FIGH è infatti l’unica Federazione a non aver ancor provveduto alle comunicazioni ufficiali. Ciò nonostante prosegue l’attività della Procura Federale: fioccano deferimenti e squalifiche. A farne le spese numerosi tesserati, tra questi anche Max Dovere, per molte stagioni “pilastro” della Nazionale ed il cui caso è in questi giorni approdato sulle pagine della Gazzetta.

 

Max sembra che la situazione politica in Italia sia uguale per tutti gli sport?

Credo che uno dei problemi di questo paese sia proprio il come si concepisce l’organizzazione, nel senso che ogni qualvolta esista un organismo che è chiamato a divulgare a gestire soldi pubblici, in questo caso lo sport, invece di preoccuparsi di allargare la diffusione con azioni corali e molto più lungimiranti per seguire gli obiettivi prefissati dal CONI, ecco che diventa una gestione corporativista e dedicata ai pochi selezionati. Questo può non essere necessariamente un male iniziale ma la continuazione del loro stato rende dopo qualche anno un effetto concepito per ogni posizione di potere come un diritto acquisito.

In un sistema così visibilmente gestito riguardo la giustizia sportiva che cosa si può fare per far valere i propri diritti?

I diritti sono sanciti dalla legge dello stato e dalle opportunità democratiche per cui il rendere inibito un presidente che anche giustamente deve pagare se ha commesso il reato, non deve influenzare tutta la società, che comunque costituita di persone vittime talvolta delle attività di questo Presidente , nel proprio potere di cambiare un organo nazionale come una federazione. La delega è uno strumento che corrisponde proprio a questa casistica e che deve essere tale da isolare il presidente per permettere comunque la società di esprimere il voto. Le inibizioni fatte sui presidenti, come scritto sul vademecum, non solo inibiscono la persona che gli viene contestata la firma degli atti ma bloccano la sola attività di voto, ricordando così che di fatto la squadra che farebbe campionato continua a vivere e a pagare le tasse. Quindi si determina proprio in prossimità di una assemblea elettiva un modus operandi palesemente disturbato e malevolo se lo si vuole sfruttare.

Ma questo è un fenomeno che esiste solo in questa federazione?

Evidentemente no! Abbiamo notizia che riporto come allegato che altre federazioni in Italia hanno avuto esposti e ricorsi pesanti su gravi irregolarità elettorali. Casi che proprio in questo periodo stanno facendo discutere e mettono il CONI in una posizione non chiara se di complice o di incapace coordinatore. C’è da riportare anche le due attenzioni, noi che dall’interno dello sport federale tentiamo di cambiare i “veterani” per un rinnovo di opportunità e dall’altra il Presidente del CONI, Ente con delega allo sport, che dichiara di voler unificare le regole elettorali. Sistema che ne darebbe ragione all’attuale mancanza di democrazia nelle possibilità dei rinnovi federali.

Al di là della tua situazione, sappiamo che sei inibito fino al 20 marzo 2017, cosa e come potrebbe essere il tuo apporto?

Mi occupo di pallamano dall’età di 13 anni e ho avuto la fortuna di avere avuto una carriera florida e fortunata, anche perché ho vissuto gli anni molto vivaci e pieni di entusiasmo di una federazione che aveva già dei mali ma il movimento era enormemente più grande. Questo ha fatto di me un pilastro nella nazionale di allora ma anche in seno ad una rappresentanza politica utile a far valere i diritti degli atleti nazionali in una federazione comunque dilettantistica. Oggi la mia inibizione non interrompe la mia volontà di modellare un sistema che preveda merito misurabile e benefici regolamentati sia nel rapporto società cedente e società accogliente, sia tra Società e atleta sia tra atleta e carriera, che tra l’altro oggi porta fenomeni assai pesanti come l’abbandono delle attività agonistiche in età in cui si dovrebbe fare il salto di qualità. Lasciando correre le motivazioni anche italiane di crisi, come federazione si deve intendere un ente che si collochi su tutti gli attori che permetta ad ogni singolo atleta e alle società di venire in possesso dei propri diritti sacrosanti o semplicemente corrispondenti a quanto ratificato da un contratto registrato.

In conclusione Max, sei un appassionato sia come atleta che come “anima parlante” della pallamano cosa ti senti di dire al movimento?

Il mio scopo è il rinnovamento, dopo il mio tentativo di capire quanto si potesse trovare una sinergia con il presente governo mi sono reso conto delle distanze e delle incapacità volontarie di non dare seguito ad un movimento coeso ma solo subalterno ad ambizioni personali mal celate. Il movimento è stanco e diviso ma dobbiamo immaginare che per riprendere l’entusiasmo si deve partecipare tutti alla organizzazione del torneo nazionale che si chiama “Pallamano Italia” facendo vivere le eccellenze serie e prospettiche in un contenitore federale in ascolto e pronto ad investire sulle innovate energie. Per fare questo si devono dare obiettivi non lontanissimi ma con impatto straordinario calati poco a poco nella realtà che cresce insieme. Siamo stati una delle comunità più fiorenti nel panorama degli sport emergenti ora si deve riconquistare il posto che la pallamano tutta merita. Il podio “olimpico” più alto.