Quando si è di fronte a personaggi di caratura così eccezionale, sia dal punto di vista sportivo sia sotto il profilo umano, diventa davvero difficile trovare le parole adatte per introdurre una conversazione. Per rompere il ghiaccio, possiamo provarci citando una serie di numeri. In questo caso, non si tratta soltanto di un freddo esercizio aritmetico. Al contrario, si tratta di dati che dipingono un quadro intenso, unico, straordinario: un quadro che Ilenia Furlanetto ha costruito con pazienza, dedizione e con fantasiosa classe, mese dopo mese e anno dopo anno.

Come è noto, sabato scorso 19 aprile la capitana della Casalgrande Padana ha deciso di porre la parola fine sulla propria carriera nell’ambito della pallamano giocata. Nata il 20 luglio 1988 e originaria di Pontinia (Latina), Ilenia ha mosso i primi passi sportivi nel club della sua città di origine: a seguire è arrivato l’esordio in A1 con Dossobuono, poi una lunga traiettoria in massima divisione che ha toccato anche Vigasio, Salerno, Sassari, Teramo. L’estate 2013 ha quindi segnato il suo approdo a Casalgrande, realtà che da lì in avanti non ha più lasciato. Dal 2005 in avanti, lei si è distinta quasi ininterrottamente nell’ambito del primo campionato nazionale: due decenni che hanno conosciuto soltanto una piccola interruzione dal gennaio al giugno 2021, quando Ilenia ha disputato l’A2 con la maglia della Padana favorendo l’immediato ritorno biancorosso… al piano superiore.

Nella sua bacheca personale figurano due edizioni della Coppa Italia: quella vinta nel 2007 a Dossobuono, ma pure il trionfo centrato due anni dopo a Salerno. Inoltre lei ha vinto la Supercoppa Italiana 2007/08 indossando la maglia di Vigasio, e due volte l’Handball Trophy: 2007/08 a Vigasio, 2008/09 a Salerno. Durante i suoi trascorsi in terra veronese (Dossobuono e Vigasio), ha pure avuto modo di distinguersi nell’ambito delle competizioni europee: Ehf, Coppa delle Coppe, Challenge Cup.

Per quanto riguarda i successi ottenuti a Casalgrande, dal 2017 al 2019 lei ha disputato i playoff scudetto per tre volte di seguito con la casacca della Padana. Tutto questo senza dimenticare il premio Figh Award 2018, che Ilenia ha vinto come miglior giocatrice italiana della serie A1. Impressionante la quantità dei suoi gol in prima divisione: riunendo le esperienze nelle varie squadre, il totale ha raggiunto quota 1986… quasi come il suo anno di nascita! Tra questi figurano pure le 202 realizzazioni inanellate nella stagione 2018/19 a Casalgrande, cifra che in quell’anno le ha permesso di vincere la classifica realizzatrici dell’A1. A completare questa rassegna così altisonante, ci sono anche i 52 gettoni collezionati in Nazionale.

“Mi sono avvicinata alla pallamano grazie al prof. Antonio Trani, che all’epoca insegnava educazione fisica alle Scuole medie di Pontinia – racconta Ilenia, nel ripercorrere gli esordi della propria carriera – In buona sostanza, lui faceva lo stesso lavoro che adesso svolgo io alle Elementari di Casalgrande! Trani mi ha invitata a provare la pallamano, e io alla fine della quinta elementare ho accettato l’invito: spinta anche dalle amicizie, come è naturale a quell’età. A dire il vero, da ragazzina nutrivo notevole interesse pure verso il tennis: per un paio d’anni ho praticato entrambe le discipline. Tuttavia, ben presto la pallamano ha nettamente prevalso: trattandosi di uno sport di squadra, mi coinvolgeva di più. Inoltre mi dava la possibilità di viaggiare in lungo e in largo per l’Italia e non solo, grazie ai Giochi sportivi studenteschi e ad altre manifestazioni. Trani non perdeva mai l’occasione per portarci in giro…! I miei anni nelle file della Pallamano Pontinia sono stati sinceramente indimenticabili: un periodo glorioso, durante il quale abbiamo vinto ben 4 scudetti nelle categorie Under. Per di più, dopo la mia partenza, il gruppo di Pontinia in cui giocavo si è aggiudicato altri due tricolori giovanili”.

E a proposito della tua partenza, quale ricordo hai della tua prima partita in serie A1? Ironia della vita, si tratta di un debutto avvenuto proprio contro Casalgrande: peraltro, nella circostanza anche la compagine biancorossa era al proprio esordio assoluto in massima divisione. Hai sentito l’emozione in modo particolare, oppure la concentrazione che il momento richiedeva non ha permesso di dare spazio ad ansie o timori?
“All’epoca vestivo la maglia della Riam Dossobuono, allenata da Marco Trespidi: proprio lui ha fortemente voluto che io mi affacciassi sul palcoscenico dell’A1. Ricordo bene quell’esordio, non potrebbe essere altrimenti… Ho giocato per tutta la ripresa, siglando due gol: il primo con un rigore che io stessa mi ero procurata, il secondo più tardi. Avevo 17 anni, e nel mio stato d’animo la sana incoscienza aveva decisamente il sopravvento sull’emozione: inoltre mi pervadeva un’eccezionale voglia di fare, di costruire, di emergere”.

Nell’estate 2013, dopo ripetuti successi in tutt’Italia, l’approdo a Casalgrande. Perchè?
“Effettivamente, avevo girato la Penisola in lungo e in largo: in quel periodo iniziavo a sentire il bisogno di una certa stabilità, che andasse anche oltre il contesto della pallamano. In quel periodo ho iniziato a lavorare, per poi licenziarmi andando a intraprendere il mio percorso universitario. E sempre in quel periodo, ho ricevuto la telefonata da parte di Carlo Trinelli: all’epoca, lui era il direttore generale della Pallamano Spallanzani Casalgrande. Il suo fare sicuro e senza fronzoli mi ha convinta fin da sùbito. Lui mi diceva: “Non vedo proprio perchè tu non debba venire qui!” Gli ho detto di sì alla seconda telefonata”.

Un anno dopo le voci di mercato ti volevano sicura partente da Casalgrande, anche perchè in precedenza avevi cambiato squadra piuttosto spesso. Invece è iniziata una storia in biancorosso praticamente infinita: te lo saresti mai aspettato? Oppure i tuoi piani iniziali erano solo quelli di restare 1-2 anni al massimo? E qui si innesta anche un’altra questione: qual è il potere magico di Casalgrande, il potere che ti ha portata a rimanere qui così a lungo rifiutando altre offerte molto allettanti?
“Le vicende che hanno preceduto il mio arrivo alla Padana sono ben differenti da quelle successive. Nel 2013 ero arrivata a un momento maturo della mia carriera: inoltre, dopo tanti campionati affrontati come ala sinistra, qui a Casalgrande ho finalmente potuto esprimermi in quel ruolo di terzino che più mi si addiceva. Nell’ambiente biancorosso sono riuscita a sviluppare pian piano una mia precisa identità, a 360 gradi: tutto ciò lottando per una vasta gamma di obiettivi nel corso degli anni. A volte per la salvezza, in altre occasioni addirittura per lo scudetto. Considerando questo insieme di fattori… non avrei certo potuto andare altrove!”

Impossibile non chiederti qualcosa sui momenti più belli, intensi, significativi della tua esperienza in biancorosso. C’è qualche partita, qualche trionfo, qualche circostanza a cui sei particolarmente legata?
“Tra i momenti migliori, impossibile scordare i playoff scudetto nella primavera 2017, 2018 e 2019. Con una nota particolare per quelli del 2017, che hanno rivestito un’importanza di carattere storico: infatti, in precedenza la Casalgrande Padana non aveva mai affrontato gli spareggi per il tricolore Senior. Al tempo stesso, serbo un ricordo significativo e intenso anche di quelli che sono stati i momenti più difficili: come quello del gennaio 2021, quando la società ha preso la sofferta decisione di autoretrocedersi in A2. Io ho comunque voluto restare, per contribuire a riportare Casalgrande in massima serie nel modo più immediato possibile. Traguardo che poi abbiamo effettivamente centrato cinque mesi dopo, con grande gioia”.

In tutto questo percorso così sfolgorante, c’è anche posto per qualche rimpianto per qualcosa che avresti voluto fare meglio?
“Oltre a vincere Coppa Italia, Supercoppa italiana e Handball Trophy, nei primi anni di A1 ho accumulato una lunga sfilza di seconde piazze: a seguire, il massimo piazzamento raggiunto con la Padana è stato un pur lusinghiero terzo posto. Non nego che mi sarebbe piaciuto vincere almeno uno scudetto Seniores, ma… pazienza, in fondo va bene così”.

Parlando invece del presente, quando e per quale motivo hai preso la decisione di chiudere la carriera da giocatrice? Peraltro, saresti ancora capace di ottime prove: quindi per tanti questa notizia è giunta inaspettata… E comunque, è stata una decisione presa serenamente o dopo un certo “tormento”?
“Nello sport e non solo, le motivazioni e le energie devono sempre essere alte: quindi io mi sono ripromessa di lasciare la pallamano giocata con un bel ricordo, e non a causa di problemi legati agli acciacchi. Bisogna sapere quando è il momento di smettere, anche se la nostalgia sarà inevitabile”.

La pallamano è piena di addii al 40×20 che poi però sono diventati degli arrivederci. Solo per citare alcuni nomi ben noti al pubblico casalgrandese, basti citare Andrea Benci e Nadia Ayelen Bordon: per certi versi anche Enrico Mammi. E dunque, Ilenia: questo ritiro è proprio definitivo, irrevocabile? Oppure potresti arrivare ad avere nostalgia del parquet di gioco al punto di volerci tornare? In altre parole: come cantava Franco Califano, “non escludi il ritorno”?
“Hmm… La mia risposta è questa: prima di pensare di deludere il parere degli altri, bisogna innanzitutto stare bene con se stessi. Lo terrò a mente…”.

L’attualità: a livello di squadra, come è andata la stagione di quest’anno sotto la guida tecnica di Elena Barani? E poi… Immaginare una Casalgrande Padana senza di te fa un certo effetto: non credi? In ogni caso, ritieni che Casalgrande possa continuare a farsi valere a lungo nel panorama dell’A1?
“Il campionato è andato piuttosto bene: la salvezza acquisita con largo anticipo lo testimonia. Avremmo potuto fare qualcosa in più nelle gare in trasferta, ma comunque sono davvero fiera del nostro organico. Siamo una delle poche realtà che vive del lavoro fatto con il settore giovanile: un’opera meritoria, anche se in serie A non è sufficiente per puntare ai primi posti della classifica. Spero proprio che a Casalgrande il movimento riferito al massimo campionato possa continuare, così da dare alle giovani un’aspirazione tangibile e una gratificante meta a cui puntare. Di certo avremo bisogno degli stessi sponsor che ora ci sostengono, e magari pure di nuovi”.

Nonostante la fine della carriera, il tuo impegno a Casalgrande continuerà come allenatrice? Puoi darci qualche anticipazione sulle tue intenzioni? Intanto stai guidando le Under 14: sei soddisfatta per il loro rendimento, durante la stagione hanno fornito le risposte che speravi?
“A breve parlerò con la società in merito al futuro: ma di certo continuerò ad allenare, con ogni energia possibile. Non a caso sto acquisendo il patentino di secondo livello, perchè una buona formazione è necessaria. Per il resto, occuparmi dell’universo giovanile è senza dubbio tra le attività che preferisco: partire da zero per poi veder crescere dei talenti è davvero molto bello. Bello come il cammino della nostra Under 14, che sta già iniziando a evidenziare qualcosa di molto promettente e divertente…”.

Quali sono i consigli che ti senti di dare alle ragazze (ma anche ai ragazzi) che vogliono farsi strada nel mondo della pallamano? Quali sono i segreti per costruire una carriera lunga, continuativa, vincente… Come la tua? Puoi svelarcene qualcuno?
“Volare basso e lavorare. So che possono sembrare parole già sentite, ma ritengo che di altre ricette non ce ne siano”.

Ilenia, hai qualche ringraziamento da fare?
“Preferisco evitare di formulare una sequela di nomi: sarebbero tantissimi, e di certo ne dimenticherei qualcuno parecchio rilevante. Vorrei tuttavia rivolgere un autentico grazie a chiunque abbia partecipato e contribuito alla festa di sabato scorso 19 aprile: con la propria presenza al palazzetto, o anche solo con un pensiero”.
A noi non resta altro che ribadire un concetto irrinunciabile… “6 unica! Grazie capitano!!!”
Nella foto in alto, un’altra immagine di Ilenia con la targa celebrativa. Le foto del 19 aprile 2025 presenti in questa pagina sono state realizzate da Ivan Galletti.