Intervista a Luca Geminiani, direttore sportivo dell’AC Life Style HE

Cinquantadue anni, di Latina. Da sempre, appassionato di sport. Ha abbandonato il suo primo amore, il calcio, per seguire la figlia di nove anni, Martina, che iniziava a giocare a pallamano con il Pontinia. Oggi, Martina, di anni ne ha ventidue e lui stesso definisce la pallamano come “una passione irreversibile”. “Lui” è Luca Geminiani, direttore sportivo della AC Life Style, personaggio determinante dietro le quinte. Sposato con Nadia, ha anche un’altra figlia, Monica, che con l’handball ha poco (o nulla) a che fare.
Luca ha trascorso, quindi, molte stagioni con il Pontinia, in diversi ruoli. Poi, la separazione e l’approdo a Erice, con una permanenza finora ricca di vittorie e soddisfazioni. Ideatore e costruttore, insieme agli altri dirigenti, del gruppo che vediamo giocare ogni weekend con la maglia neroverde. Nel prossimo mese di gennaio, raggiungerà il traguardo dei tre anni al servizio delle Arpie.
Direttore, tracciamo un bilancio di quest’inizio di stagione.
“Il bilancio è senz’altro positivo. Vincere la Supercoppa era essenziale per creare i giusti presupposti emotivi e tecnici. Vincerla fuori casa, in un palazzetto bellissimo come quello di Brixen, contro la squadra campione d’Italia, ha impreziosito ulteriormente quest’impresa. Avevamo da riscattare la sconfitta in finale scudetto, e superare le nostre avversarie ci ha regalato una grande felicità. Era importantissimo per iniziare bene”.
I risultati parlano chiaro: al di là di questo, come “senti” la squadra? Che caratteristiche ha il gruppo dal punto di vista emotivo e tecnico?
“E’ un gruppo che sto apprezzando molto. Lo vedo solido e collaborativo fin dal primo giorno. C’è un dato che sottolineo ed evidenzia i pregi di questa squadra: i nostri secondi tempi. A Bressanone, in casa contro Leno e in trasferta contro Teramo e Ferrara, le ragazze hanno sempre innalzato il livello di concentrazione, dando una dimostrazione di forza molto chiara. Certo, ci premia anche l’ampiezza dell’organico. C’è, però, anche l’atteggiamento giusto delle ragazze, che sanno spingere sull’acceleratore quando serve. Nessuna è esclusa da questo meccanismo. Stiamo sopperendo agli infortuni proprio con questa mentalità, traendo cose buone da tutte le atlete che abbiamo utilizzato”.
Qual è il valore aggiunto che coach Ignacio Aniz sta regalando alla nostra squadra?
“La sua carriera parla da sola. E’ un allenatore che fa della calma e della serenità della gestione la propria forza. Ha le idee molto chiare, le trasmette alle ragazze e la sensazione è che ognuna di loro sappia davvero cosa fare in campo. Ha la tendenza a ruotare molto le giocatrici, a coinvolgere subito e tanto tutte le atlete a sua disposizione. Mi pare chiaro come il valore della sua professionalità sia emerso immediatamente. Le sue conoscenze tecniche non dovevamo certo scoprirle noi. Mi fa un’impressione molto positiva come le ragazze riescano a venir fuori dalle situazioni più difficili, anche con il sorriso. Inoltre, spesso Ignacio chiede loro di cambiare ruolo, di mettere qualcosa di nuovo nel loro bagaglio. Questa è una cosa che mi piace molto”.
Quali sono le difficoltà che dobbiamo aspettarci dal doppio impegno di coppa? Secondo la tua esperienza, di che livello sono le lituane?
“E’ quasi ovvio sottolinearlo: affronteremo un’ottima squadra. Ci teniamo molto a fare bene, giocare in Europa è sempre uno stimolo eccezionale. In un doppio confronto come questo, c’è sempre in agguato la stanchezza. Vincere fuori casa con la stanchezza addosso del lungo viaggio, spesso, è il fattore in grado di fare la differenza”.
Dover vincere sempre rappresenta per te uno stimolo o un pensiero scomodo?
“Certamente non mi crea alcuna scomodità, anzi è un elemento che mi spinge a dare il meglio delle mie possibilità. Non c’è momento della giornata in cui la mia mente non voli, in qualche modo, alla squadra. Sapere di far parte di un gruppo chiamato a vincere, ogni volta che scende in campo, è una motivazione eccezionale”.
Che tipo di esperienza personale e professionale stai vivendo con la HE?
“E’ un’esperienza che auguro a chiunque. Dal punto di vista umano sono accolto sempre nel migliore dei modi, nonostante non sia sempre presente. Dal punto di vista professionale, sono arrivato in una società speciale. Che ho visto crescere in maniera esponenziale. Non c’è settore del club che non abbia compiuto notevoli progressi in questi anni. Dallo staff tecnico a quello medico, dal marketing alla comunicazione, dalle atlete alla proprietà, dal presidente a tutti quei meravigliosi dirigenti che stanno dietro le quinte e non godono di alcuna esposizione: ringrazio tutti. Non faccio nomi per non dimenticare nessuno. Adesso, è chiaro che attendiamo il completamento del nostro nuovo impianto: diventerà la nostra casa. Ci darà la possibilità di diventare, ancora di più, un riferimento per l’intera pallamano italiana. Potremo organizzare stage, convegni e tornei internazionali. Sarà un ulteriore salto di qualità di una realtà come la nostra, che è già un’eccellenza nel panorama nazionale”.