Una partita senza troppi sussulti tra la nostra nazionale e quella islandese apparsa più di un gradino superiore alle volenterose azzurre. Diversa la prestanza fisica ma anche tecnica con Niederwieser, Fanton, Georghe, Rotondo e compagne che probabilmente hanno anche risentito più del dovuto la tensione per una gara fondamentale, in ottica qualificazione ai Mondiali del 2015.
Il punteggio finale di 26 a 17 (13 a 8 al riposo) credo sia il risultato giusto per quello che si è visto in campo con le ospiti forti dell’esperienza del portiere Stanciu (romena con passaporto islandese) e di due giocatrici determinanti come il centrale Knútsdóttir e il terzino mancino Jónsdóttir che in attacco hanno trovato facili conclusioni.
A mio avviso, a parte il ritmo nelle ripartenze che in diversi frangenti è stato all’altezza delle aspettative, quello che non ha funzionato nell’Italia è l’attacco alla difesa schierata con troppe soluzioni cercate con passaggi ai pivot che sono certamente cresciute, ma che non sono ancora pronti per gare di questo spessore e soprattutto con difese così attente e chiuse come quella disposta dal selezionatore islandese Johannsson.
Senza possibilità di sfondamento dai sei metri e con le ali che raramente vengono liberate al tiro è chiaro che le soluzioni rimangono solo quelle legate ai tiri da fuori o a qualche invenzione personale.
Troppo poco per mettere in difficoltà l’Islanda che, al di là del migliore ranking, ha dimostrato di possedere armi migliori rispetto alle nostre seppur brave azzurre.