La sveglia di Dejaco: “Italia, cambia passo!”

E’ da molti considerato il “Padre” della rivoluzione della Pallamano Europea, uno degli artefici del Miracolo Handball, l’Architetto dello straordinario successo di uno sport capace, in pochissimo tempo, di passare da uno standard di dorata sufficienza a fenomeno mediatico vero e proprio. Abbattuto il “Muro dell’Est”, sdoganata in Occidente, la pallamano europea non smetterà mai di ringraziare l’altoatesino Ralf Dejaco, formidabile spin-off continentale. “Il salto di qualità è partito dall’Europa, dalla EHF, con una nuova filosofia basata su decisioni innovative che hanno riguardato i campionati europei e soprattutto anche le finali di Champions League. Tutto è partito 16 anni fa – racconta Dejaco – lavorando molto seriamente, coinvolgendo tutti i settori sportivi e soprattutto trovando una collaborazione proficua ed amichevole con i club europei e i mass media. Nello stesso lasso di tempo – aggiunge – la pallamano italiana è purtroppo rimasta ferma nella qualità sportiva e nelle collaborazioni, non saltando in corsa su un treno che stava partendo. Il salto di qualità del movimento, e non solo nella pallamano, dipende dal professionismo che è possibile solo con una massiccia presenza mediatica, in particolare in tv”. Ma come è possibile, lecito chiedersi, colmare questo gap e rilanciare il movimento italiano? “Creando una Lega forte, aprendosi alla possibilità (in collaborazione con la Federazione) di trovare sponsor importanti, rappresentativi, munifici. Solo in questo modo saremo in grado di portare notevoli risorse economiche alla pallamano e di lì avviare un ciclo virtuoso”. Chiusa con una fantastica standing ovation la sua esperienza in EHF dove ha ricoperto con straordinario consenso il ruolo di Tesoriere, Ralf Dejaco, dal suo osservatorio privilegiato, guarda con attenzione a ciò che sta succedendo in Italia, in particolare all’interno della Federazione in vista del voto assembleare del prossimo 12 marzo. “Abbiamo una Federazione che non ha lavorato in modo strutturato, che ha sviluppato pochi programmi, che non ha affinato la collaborazione con i club che rappresentano la linfa del movimento”. Si può fare meglio? “Certo che si ma a condizione che ci sia un team di lavoro che abbia l’ambizione di sviluppare in maniera seria piani di sviluppo a corto, medio e a lungo termine, ricreando una “grande famiglia della pallamano”, quella che stava nascendo oltre 20 anni fa”. Dal generale al particolare, l’architetto Dejaco nella sua visione strategica della pallamano italiana parte da un concetto molto semplice ma basilare. “In primo luogo dobbiamo cercare di aumentare il numero delle società, creando la classica piramide sportiva. Alla punta della piramide dovranno operare i club di alta qualità. Questo sarà possibile solo in presenza di una politica adeguata che valorizzi il prodotto ed esalti lo spettacolo della pallamano. Fondamentale – aggiunge – che le società di alto livello si muovano verso il professionismo sportivo e gestionale, o quantomeno verso un semi professionismo sulla falsariga di Svezia e Danimarca. Non è possibile – conclude – che l’Italia, che vanta tradizionalmente moltissimi sportivi di alto livello in quasi tutte le discipline sportive, stecchi clamorosamente nel nostro sport. Possiamo ancora farcela lavorando con grandissimo impegno ed abnegazione ma è necessario che cambi il metodo, che si volti pagina, non è più possibile vedere il Nostro Paese oltre il 30° posto del ranking europeo. Eravamo al 15° posto e almeno lì dobbiamo ritornare in fretta”.