Non più una sorpresa ma una solida realtà. L’Italia che batte la Serbia, tre giorni dopo aver sfiorato la grande impresa in Spagna, non fa più gridare al miracolo. Il gruppo, giovane e di grande prospettiva, assemblato e ben allenato da Riccardo Trillini è ormai una certezza in campo continentale, lo si era perfettamente capito già in occasione del doppio successo ai danni del Montenegro, due vittorie conseguite in “scioltezza” che avevano promosso gli Azzurri ai Mondiali.
Un lampo a ciel sereno? Certo che no. Solo i più ostinati (e interessati ndr) detrattori di Trillini non si erano accorti che era già da qualche anno che quel gruppo, costruito, protetto e atteso con pazienza e totale fiducia, era ormai pronto per giocarsela alla pari con gran parte del gotha internazionale. Lo si era capito in occasione delle sconfitte di misura contro Slovenia e Polonia e prima ancora contro Bielorussia e Ungheria, avversari inavvicinabili fino a qualche anno fa, quando, ad esempio, si superava il Lussemburgo di misura ed all’ultimo secondo grazie ad una magia dell’inimitabile Turkovic.
Tra quella vittoria ed il successo di Fasano contro la Serbia, sono trascorsi sette anni, sette anni di lavoro, di vittorie, sconfitte anche pesanti (Kosovo e Georgia a Benevento) critiche (tante anche da parte di chi oggi applaude ndr) e sorrisi (pochi e da parte di persone animate da una fede incrollabile) ma anche di sogni, progetti (Centro Tecnico Federale ndr) e investimenti. Il tutto frutto di una visione in chiara contrapposizione con le strategie “al ribasso” che avevano caratterizzato i primi quindici anni del nuovo millennio, quelli che avevano spinto l’Italia fuori dai giochi internazionali. In sette anni, da Italia-Lussemburgo a Siracusa (15 gennaio 2017) a Italia-Serbia nel catino di Fasano (10 novembre 2024), il gap è stato quasi completamente azzerato e la parte che manca è, soprattutto, quella che tocca il livello dei club, loro sì, distanti anni luce dal resto dell’Europa che conta…
Tante annotazioni positive emerse durante lo splendido pomeriggio di Fasano ed alcune, concrete, inquietitudini. Non è un mistero, infatti, che Riccardo Trillini – ora celebrato da tutti – non goda della “simpatia” dell’attuale governance che aveva annunciato “un nuovo corso tecnico” in campagna elettorale. Ed ora? Con una qualificazione ai Mondiali in tasca ed una agli Europei ipotecata, cosa succederà?
Il toto Direttore Tecnico, partito già da tempo, è ancora in corso? Sette anni sono stati necessari per riacquistare credibilità internazionale, ma ce ne vorranno molti di meno per riperderla. Attenzione, allora, a non dilapidare lo straordinario patrimonio tecnico solo per saldare qualche “ cambiale” elettorale.
di Marcello Festa
Foto: Isabella Gandolfi | FIGH