In questi giorni HandballTime ha avuto anche l’occasione di fare alcune domande a Patrizia Canu, ex allenatrice del Sinergia Sassari.
HandballTime: Qual è lo stato di salute della pallamano in Sardegna?
Patrizia Canu: Purtroppo, in questo momento, la Sardegna è praticamente scomparsa dalla cartina geografica dell’Italia pallamanistica. Tutto questo sta accadendo nonostante ci sia, per quel che riguarda il settore giovanile maschile, la migliore generazione degli ultimi dieci anni. Si lavora, però, nel disinteresse generale. In questi anni si è assistito a un progressivo deterioramento. Di ciò ognuno di noi deve prendersi la sua parte di responsabilità: noi tecnici abbiamo sicuramente la colpa di non essere riusciti a farci sentire, di non aver mai trovato un interlocutore che provasse una minima curiosità e scendesse nella nostra Isola per vedere se ci potesse essere qualche atleta da prendere in considerazione. Nelle aree maschili la nostra presenza è prevista solo sulla carta, mentre si è addirittura passati alle selezioni post 2000. Diverso il discorso a livello femminile, dove siamo in piena ricostruzione. In pratica si sta ricominciando daccapo, dall’annata 2000 in poi. Si tratta di un lavoro che necessiterà di anni e che vedrà accomunate Sassari e Nuoro. Poi c’è qualche elemento promettente a Selargius, società che opera nel sud della Sardegna.
HandballTime: Come vedi l’attuale campionato di serie A1 di pallamano femminile?
Patrizia Canu: Dopo anni, il campionato di serie A1 femminile non vede protagoniste squadre sassaresi. Le società e i presidenti di caratura sono scomparsi, e per progettare ci vuole coraggio: o si fa una squadra per vincere, come faceva Antonio Pes, o la si fa per costruire qualcosa. Tutto il resto non conta nulla. Quello che resta della serie A italiana francamente mi mortifica. Non vedo progettualità, vedo straniere di 42 anni che fanno venti gol a partita a fronte di squadre giovani e coraggiose, come il Mestrino, relegate in seconda divisione. Il livello si è abbassato di molto. Manca tutto un sistema di incentivi per ripartire dal basso.
HandballTime: Qual è il tuo giudizio sul Progetto Futura?
Patrizia Canu: Posso dire che, inizialmente, l’idea mi piaceva. Resto convinta però che un progetto come questo debba partire solo quando si è individuata una generazione di atlete valide che, attualmente, nel femminile, non ci sono. Il cambio di così tante atlete, nel corso di pochi anni, non consente di dare un’identità e un’anima a una squadra che si sarebbe dovuta individuare in partenza, pur mettendo nel conto le partenze fisiologiche. Ma spero, perché amo questo sport, di venire smentita dai fatti.