
Chiudiamo la prima fase del nostro viaggio attraverso la Penisola dell’Handball fermandoci nella regione settentrionale più estrema, il Trentino-Sud Tirol.
Per la verità, dal punto di vista amministrativo vengono considerate due Aree distinte, in parte lo sono per tradizioni e lingua, ma sportivamente le società trentine e le omologhe sudtirolesi giocano assieme da sempre e quindi noi le trattiamo così come loro sono abituate a stare tutto l’anno nei palazzetti. Questo perché, lo ribadiamo a gran voce, noi ci occupiamo dalla pallamano vera, quella che si gioca e che vive quotidianamente nelle palestre grandi o piccole che siano.
E a proposito di pallamano vera, qui ce n’è ed anche di buona qualità. Non grande il territorio quindi non moltissime le società, soprattutto nell’area trentina, ma alta densità di presenza e, come dicevamo, ottima qualità e tradizione sportiva. Quando vai in un posto e trovi società con numeri di codice federale bassissimo, che lavorano, la maggior parte, indifferentemente nel settore maschile e femminile, che fanno dei colori sociali un simbolo identitario e che vincono campionati giovanili a valanga, ti rendi conto che forse effettivamente non sei in Italia, ma siccome si che è Italia, allora cominci a porti qualche domanda.
Tra queste anche la particolarità della regione e lo status di autonomia delle Province di Trento e Bolzano che contribuiscono in modo determinante nel finanziamento dell’attività.
Ma qui sta la prima fondamentale differenza, perché permetteteci, anche in altre regioni ci sono stati e comunque ci sono ancora i finanziamenti pubblici, parliamo per esempio delle isole, Sicilia e Sardegna (di cui ci occuperemo subito dopo), la differenza sta nel fatto che qui i fondi pubblici vengono impiegati per diffondere e consolidare le attività di base, non per finanziare estemporanei progetti di vertice, che invece dovrebbero trovare altre coperture di natura imprenditoriale e quindi privata.
Per questa ragione, secondo noi, abbiamo trovato la società col codice numero 11, quella con il codice 34, quell’altra con il 59, il 95 e così via. Le società sono solide, in molti caso fanno parte di polisportive molto radicate territorialmente e ben organizzate, con impianti a disposizione di primo livello e forte seguito.
6 sono le formazioni maschili che giocano in prima divisione, 2 in seconda e ben 9 in seconda divisione femminile. Campionati giovanili ovunque con ottima partecipazione e di alto livello qualitativo, uniche pecche sono la mancanza di una società femminile che partecipi alla serie A e una serie B maschile poco frequentata.
I risultati sportivi sono di primo livello. Dopo le prime storiche vittorie assolute di Brixen ed in misura minore di Meran, è il Bolzano la punta di diamante, due scudetti negli ultimi tre anni e ruolo di superfavorita nella stagione in corso.
A voler trovare un punto debole, la rinuncia a provare il salto di qualità in Europa, cosa che sarebbe possibile anche in considerazione della collocazione geografica, vicino all’Europa centrale ed in particolare alla Germania, cioè alla pallamano vera.
Ma sono i titoli giovanili il vero fiore all’occhiello della regione, nella passata stagione tre squadre Campioni d’Italia: Brixen in Under 18 maschile, Pressano e Merano rispettivamente in Under 14 e 12.
Nella stagione precedente (2012/13) addirittura en plein nel settore femminile con Brixen (U18), Bruneck (U16) e Bozen (U14), la prova di un movimento di alto livello che fornisce anche molte giocatrici e giocatori alle rappresentative nazionali giovanili.
Qualcuno potrà obiettare che il modello non è replicabile tout court in altre parti d’Italia, per la particolarità e tipicità di questa regione di confine. È vero, ma tanto vale capire e studiare questo fenomeno unico per trarne spunti applicabili, ce ne sarebbero, non fosse altro a livello di principi di fondo: continuità, serietà, organizzazione e sportività.